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Chirurgia Orale

L’importanza della chirurgia orale

La prevenzione attraverso una corretta igiene orale, visite di controllo regolari e trattamenti di pulizia professionali permette al paziente di conservare denti e gengive sane nel tempo. Tuttavia, alcune anomalie e patologie che colpiscono il cavo orale possono essere dovute ad altre malattie o allo sviluppo della struttura anatomica della bocca e rendere necessari interventi chirurgici specifici se i disturbi non possono essere curati attraverso le terapie medicinali. In tal caso, la chirurgia odontoiatrica ristabilisce le corrette funzioni dei denti e del parodonto, mantenendoli in salute.

Quando sono necessari gli interventi chirurgici

La comparsa di infezioni alla polpa dentale, al tessuto parodontale e a quello osseo necessitano di operazioni chirurgiche, che vengono effettuate con meticolosità dai medici degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia. Questi disturbi possono essere provocati da carie trascurate, fratture nei denti, cattive abitudini (come il fumo), una scarsa igiene orale e lo scorretto sviluppo degli elementi del cavo orale.

Tipologie di interventi chirurgici

Avulsione dei denti inclusi

Gli studi epidemiologici dimostrano un’incidenza media del 20% di inclusione dentale nelle popolazioni sviluppate e il terzo molare è il dente che più frequentemente si presenta incluso, seguito dal terzo molare superiore e dal canino superiore. La scelta della terapia ottimale per trattare questa anomalia è legata a una corretta diagnosi, un’attenta valutazione e un approccio preventivo, che si basa sul controllo clinico e radiografico a partire dai 6 anni di età circa, per preservare la salute del cavo orale del paziente. La radiografia è fondamentale per verificare la posizione del dente incluso, valutare la difficoltà di estrarlo e pianificare correttamente l’intervento di avulsione.

Gli odontoiatri degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia specificano l’esistenza di differenze sostanziali tra le tecniche necessarie per l’avulsione dei denti inclusi e quelle necessarie per le altre estrazioni. L’avulsione dei denti inclusi richiede un’incisione della gengiva, in alcuni casi l’asportazione di una porzione di tessuto osseo e infine il sezionamento del dente per estrarlo agevolmente.

I motivi principali per cui si ricorre all’avulsione degli elementi dentali inclusi sono i seguenti: lesioni parodontali a carico dell’elemento adiacente, carie dell’elemento dentale incluso o pericoronite. La germectomia si riferisce all’avulsione di un dente incluso ad uno stadio di formazione precoce, quando la sola corona o al massimo il primo terzo delle radici sono formate.

Gli esperti consigliano al paziente di sottoporsi all’intervento di estrazione per l’esecuzione di un trattamento ortodontico, la prevenzione di una disodontiasi del terzo molare o l’interferenza con il processo di eruzione del settimo.

Asportazione di cisti e piccole neoplasie

Durante le visite odontoiatriche, quando suggerito dal dentista, è opportuno effettuare un’ortopantomografia, ossia la radiografia dell’intera bocca, che consente di controllare la componente ossea e aerea dell’apparato stomatognatico. Così, si può verificare se vi è una sinusite, se i condili sono alterati nella loro anatomia, se vi sono cisti, carie e altre anomalie, permettendo all’odontoiatra di avere un quadro preciso dello stato di salute dentale del paziente.

Una patologia, peraltro particolarmente frequente, che si riscontra analizzando la lastra della radiografia è il granuloma apicale, rappresentato nel referto da una semiluna grigia, ovvero una radiotrasparenza, che circonda l’apice della radice di un dente. Il granuloma apicale è causato dall’attività batterica all’interno della radice dentale, che produce tossine che fuoriescono dall’apice verso i tessuti circostanti procurando una reazione infiammatoria che culmina con il riassorbimento osseo periapicale (radiotrasparenza) e la comparsa di tessuto infiammatorio. In un dente normale e sano non si può riscontrare questo disturbo, poiché al suo interno si trova il nervo vitale e irrorato che si difende dai batteri, distruggendoli con gli anticorpi veicolati dal sangue.

I professionisti degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia avvertono che i batteri possono portare alla formazione del granuloma apicale solo in due casi:

  • se il nervo è morto spontaneamente, processo noto come necrosi pulpare;
  • se il dente è stato in precedenza devitalizzato ed è quindi privo del nervo.

In caso di necrosi pulpare, la colliquazione dei tessuti nervosi e vascolari trasforma l’interno della radice in una coltivazione batterica pura, poiché il tessuto in decomposizione è un ottimo terreno di coltura per batteri. Questi microrganismi e le loro tossine fuoriescono dall’apice, ma in una situazione di salute generale buona, vengono immediatamente bloccati dalle difese immunitarie dell’organismo sano e non possono diffondersi ad altri organi a distanza limitandosi a dare origine ad una sofferenza apicale. Tuttavia, se non intervenisse presto un abile odontoiatra a sterilizzare la radice con un’adeguata cura canalare, il dente verrebbe danneggiato irrimediabilmente in breve tempo.

Nel caso in cui il dente sia stato devitalizzato, è proprio la precedente cura canalare che può causare il granuloma, come spiegano gli odontoiatri degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia. Infatti, nonostante la meticolosità e l’adeguatezza delle tecniche impiegate dall’endodontista che esegue l’intervento (isolamento con diga, bagno di ipoclorito di sodio, ultrasuoni intraradicolari, nichel-titanio, ecc.), il dente devitalizzato avrà inevitabilmente una certa percentuale di probabilità di sviluppare il granuloma. I motivi possono essere vari: caratteristiche anatomiche anomale, radici con curve molto accentuate, un delta apicale particolarmente diramato, ecc. Si consiglia, comunque, di devitalizzare il dente, qualora sia necessario, piuttosto che procedere subito con l’estrazione di un elemento dentale che potrebbe rimanere sano per oltre vent’anni.

L’équipe di odontoiatri degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia sottolinea che il granuloma resta silente per anni, quindi la sua presenza non manifesta nessun sintomo. Molto spesso, infatti, il paziente scopre di soffrire di questo disturbo solo casualmente in seguito a una radiografia. Gli antibiotici non hanno nessun effetto benefico nel trattamento di questa patologia cronica, che non riescono a contrastare. Questi farmaci servono solo se il granuloma, in stati di salute fragili dell’ospite, provoca l’ascesso dentale. In questo caso, dall’apice del dente fuoriesce una carica batterica e di tossine particolarmente massiccia sia per quantità che per virulenza che, arrivata nei tessuti circostanti la radice e irrorati dal sangue, può essere attaccata e distrutta dagli antibiotici. Ma al di fuori della fase acuta del granuloma, cioè l’ascesso, questi farmaci non servono a nulla.

Una volta accertata la presenza del granuloma, è necessario rimuoverlo perché se le difese immunitarie del paziente si abbassassero per un qualsiasi motivo, in modo acuto o subacuto, i batteri che colonizzano l’interno della radice potrebbero passare nel circolo ematico e così raggiungere e installarsi in aree decisamente più importanti dei denti, quali valvole cardiache, reni, fegato, mettendo a repentaglio la salute del paziente.

I medici chirurghi degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia adottano una di queste tre tecniche odontoiatriche per rimuovere il granuloma:

  • il ritrattamento canalare, attraverso il quale si rimuove la vecchia otturazione canalare, si detergere in profondità l’interno del dente e lo si sterilizza. Tuttavia, questa tecnica non è utile se, per esempio, già dalla radiografia si nota che la cura canalare è buona o non è visibile il tratto di radice vuoto dove possono annidarsi i batteri. In questi casi, il ritrattamento canalare potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema. Si può allora associare o sostituire l’intervento con l’apicectomia;
  • l’apicectomia, che consiste nell’esecuzione di una breccia ossea all’altezza dell’apice del dente compromesso e nella sua rimozione, avendo cura di otturare adeguatamente la radice decapitata. Anche questa tecnica non è sempre applicabile per motivi anatomici. Per esempio, in molti casi la radice palatina del sesto dente superiore entra nel seno mascellare rendendo sconsigliabile l’apicectomia;

l’estrazione dentale, a cui si ricorre soltanto quando le due tecniche precedenti non sono applicabili. Si procede così alla rimozione del dente danneggiato associata a una pulizia chirurgica del sito che risolve radicalmente il problema.

Apicectomia

Chirurgia endodontica

Con questo termine si intende l’insieme delle tecniche chirurgiche volte ad eliminare le lesioni periapicali e periradicolari di tipo cronico (i cosiddetti granulomi apicali), conservando al contempo gli elementi dentali coinvolti.

Questi interventi consistono nell’incisione della gengiva, nel curettage della lesione (rimozione del tartaro e della placca batterica nelle tasche gengivali), nell’asportazione della parte terminale della radice o delle radici coinvolte e nell’eventuale otturazione retrograda.

 

Chirurgia laser

Escissione del frenulo

I frenuli possono essere definiti come sottili bande di tessuto molle costituiti da mucosa orale, fibre connettivali e muscolari. I tre frenuli comunemente descritti sono il frenulo labiale superiore, il labiale inferiore e il frenulo linguale. L’escissione del frenulo tramite laser terapia è indicata nei seguenti casi:

  • La presenza di un diastema interincisivo, che può essere dovuta a un frenulo ipertrofico.
  • Nei pazienti con edentulia parziale o totale, in cui spesso l’inserzione dei frenuli può compromettere la tenuta delle protesi rimovibili.
  • La trazione del frenulo sui tessuti parodontali, che può rappresentare un fattore predisponente alla comparsa di recessioni gengivali.
  • Il frenulo linguale corto, che può determinare disturbi della fonazione e della deglutizione, la predisposizione alla carie per la minore autodetersione provocata dai movimenti della lingua e problemi parodontali.

 

Parodontologia

La parodontologia è la branca che si occupa della prevenzione, diagnosi e terapia della parodontite. La parodontite, comunemente nota come piorrea, è un’infiammazione del parodonto, ossia dei tessuti che sostengono gli elementi dentali e in particolare l’osso, la gengiva ed il legamento parodontale – l’insieme di fibre che si inseriscono nell’osso alveolare da una parte e nella superficie della radice dentale dall’altra.

Gli odontoiatri degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia diagnosticano l’eventuale presenza della parodontite, che causa la progressiva perdita di questi tessuti e di conseguenza del dente. Se la patologia non viene arrestata tempestivamente, provoca la caduta dell’elemento dentale. Le cause principali della parodontite sono l’accumulo di placca batterica che, se non rimossa rapidamente, si trasforma in tartaro, e la scarsa igiene orale. Studi recenti, inoltre, mettono in correlazione la piorrea e altre patologie sistemiche come le malattie cardiovascolari.

Differenza tra parodontite o piorrea e gengivite

La gengivite è uno stadio antecedente la parodontite e rientra nell’ambito della parodontopatia, essendo la gengiva una delle componenti del parodonto. Nel quadro patologico della gengivite, l’infiammazione non colpisce ancora l’osso di sostegno del dente e in genere il disturbo è reversibile: si hanno gengive sanguinanti, irritate, rosse ed edematose, tuttavia il dente non presenta mobilità e i tessuti al di sotto della gengiva sono preservati.

Se però la gengivite non viene trattata per tempo, evolve in piorrea. Le tossine prodotte dai batteri della placca e le difese del nostro sistema immunitario contribuiscono all’allontanamento dell’osso di sostegno del dente dalla sorgente dell’infezione. Così il dente, non più adeguatamente sostenuto, comincia a muoversi. Il tessuto di sostegno del dente (osso e legamento parodontale) distrutto non può essere più recuperato: siamo in uno stadio della patologia di tipo irreversibile.

Segni e sintomi della parodontite

Gli specialisti degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia spiegano che il sintomo è il fenomeno attraverso cui si manifesta una malattia o un disturbo, che è avvertito dal paziente. Al contrario, il segno è un fattore che indica al medico la presenza di un’anomalia, di cui il paziente non necessariamente si accorge.

I segni e i sintomi della parodontite includono:

  • gengive rosse, infiammate e/o doloranti;
  • recessione gengivale (abbassamento dello strato gengivale);
  • aumento dello spazio fra i denti, sia per la diminuzione della stabilità dentaria, sia per la riduzione del tessuto gengivale;
  • pus e ascessi parodontali;
  • sanguinamento all’utilizzo dello spazzolino e del filo interdentale;
  • percezione di un sapore metallico in bocca, dovuto al sanguinamento gengivale;
  • alitosi;
  • perdita dei denti;
  • modificazioni nell’occlusione.
Le cause

La placca dentale è un biofilm di colore giallastro, costituito da batteri e tossine che si depositano molto facilmente sulla superficie dei denti, ed è la principale causa delle infiammazioni dei tessuti gengivali. Spazzolarsi con cura i denti dopo ogni pasto permette di eliminarla, ma essa si riforma ogni volta che si assumono cibi e bevande.

Se la placca batterica non viene rimossa entro 2/3 giorni, si mineralizza e diventa tartaro, che può essere eliminato esclusivamente con tecniche e strumenti specifici utilizzati dal dentista o dall’igienista dentale. Le tossine batteriche e il nostro stesso sistema immunitario, che risponde all’infezione, provocano prima la gengivite e in seguito il deterioramento dell’osso e del legamento parodontale attorno ai denti con la conseguente formazione di tasche parodontali che diventano via via più profonde fino a portare alla perdita dei denti.

Fattori di rischio della parodontite

Gli odontoiatri degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia sottolineano che i fattori di rischio che predispongono alla parodontite o ne fanno peggiorare il decorso sono i seguenti:

  • Fumo di sigarette, le cui sostanze espongono i fumatori regolari a un rischio maggiore di sviluppare parodontiti a decorso più grave e refrattarie al trattamento.
  • Cambiamenti ormonali nelle donne, specie durante la pubertà, la gravidanza e la menopausa, periodi in cui l’alterazione dei livelli ormonali può aumentare il rischio di sviluppare la parodontite.
  • Diabete, patologia che aumenta notevolmente l’incidenza dei disturbi parodontali nei pazienti.
  • L’assunzione di alcuni farmaci, tra cui gli antiepilettici e le sostanze che riducono la salivazione, poiché incrementano il rischio di soffrire di parodontite.
  • Fattori genetici.

Impiegando una sonda parodontale, il dentista misura la profondità delle tasche parodontali e verifica se vi è sanguinamento alla stimolazione, che è un importante indice di infiammazione gengivale. Questa tecnica è fondamentale per diagnosticare un’eventuale parodontite e trattarla precocemente, impedendo il progredire della malattia.

La radiografia full endorale, attraverso cui si esaminano i singoli denti, le ossa di sostegno e i legamenti parodontali, rappresenta un altro strumento particolarmente utile nell’analisi della condizione del tessuto parodontale e nella diagnosi della parodontite.

La cura

L’obiettivo principale del parodontologo e dell’igienista dentale nel trattamento della parodontite è l’eliminazione della placca batterica e del tartaro dalle tasche parodontali intorno ai denti e la prevenzione dell’ulteriore deterioramento dell’osso e del tessuto parodontale.

Per ottenere risultati concreti e duraturi, il paziente deve mantenere una buona igiene orale domestica durante e dopo la cura: spazzolarsi i denti dopo ogni pasto e usare il filo interdentale una volta al giorno. Se c’è abbastanza spazio tra i denti, è consigliato impiegare uno scovolino interdentale. I pazienti con artrite e mancanza di destrezza possono utilizzare lo spazzolino elettrico per pulire adeguatamente i denti.

Gli specialisti degli studi dentistici del Dottor Lamma a Reggio Emilia e Campagnola Emilia evidenziano l’importanza di una corretta igiene orale quotidiana, regolari visite odontoiatriche e periodici trattamenti di pulizia dentale professionale, perché la parodontite è una malattia infiammatoria cronica che può avere gravi conseguenze.

Trattamento farmacologico della parodontite

Sebbene la rimozione meccanica del tartaro sia imprescindibile nel trattamento della piorrea, questa tecnica può essere associata all’utilizzo di alcuni presidi terapeutici, quali:

  • collutori antimicrobici, in genere a base di clorexidina;
  • antibiotici applicati all’interno della tasca parodontale sotto forma di gel o placchette o microsfere;
  • antibiotici per via orale nel caso in cui si formassero degli ascessi.
Terapia della parodontite avanzata

In caso di parodontite refrattaria ai trattamenti iniziali, si può optare per l’intervento chirurgico, che può essere di due tipi:

  • Chirurgia resettiva, che prevede il rimodellamento dell’osso di sostegno per appianare le tasche parodontali sorgenti di infezioni e l’eliminazione del tessuto infiammatorio persistente e del tartaro sottogengivale.
  • Chirurgia rigenerativa, che consiste nella stimolazione della crescita di nuovo tessuto parodontale attraverso l’innesto di biomateriali e membrane per ricostruire gli strati danneggiati dalla malattia parodontale.